I miei 3 più grandi errori

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Oggi ti racconto delle tre più grandi vaccate che abbia fatto nel corso della mia carriera come freelance. Tre vaccate talmente grosse che potevano costarmi la carriera. Anzi in realtà, a causa delle prime due, la carriera tecnicamente era andata, ero fallito.

Ma allora come è possibile che sia ancora qua? La verità è che sono qui adesso non tanto grazie alle mie qualità e ai miei meriti, ma semplicemente perché tutti i freelance, volenti o nolenti, hanno una caratteristica che di base gli impedisce di fallire, e se vogliamo non è neanche una cosa molto bella da avere.

Il terzo errore invece rispetto a questi due (che sono clamorosi) è molto più noioso e molto più banale. Soltanto che non è meno letale degli altri due e il problema è che è anche molto più diffuso.

Ti racconto tutti questi errori non tanto per darti degli aneddoti divertenti di quella che è stata la mia storia personale e professionale, ma più che altro perché mi interessa che siano degli errori che nessun altro vada a commettere.

Ti racconterò i problemi e le soluzioni che ho adottato io. In realtà però la parte delle soluzioni non è veramente utile, perché le soluzioni sono personali, le trovi quando ci sei in mezzo. Quello che voglio fare invece è darti dei segnali, dei campanelli di allarme che ti possono evitare di cadere nei miei stessi errori.

Primo errore

Ero un giovane Dario di 23 anni e lavoravo già da tempo come freelance, ma visto che in quel periodo avevo finalmente smesso di studiare, il lavoro cominciava a crescere. Era giunto il momento di aprire la partita IVA.

Ma come si fa ad aprirla? Non ne avevo la minima idea. Quindi ho chiesto. Ho chiesto a un po’ di persone e mi hanno dato il nome di un commercialista. Vado da questo commercialista, gli spiego la situazione (banalissima), lo pago e mi apre la P. IVA. Perfetto, benvenuto nel mondo dei grandi.

Evasore totale

Perfetto un cavolo, perché il commercialista mi aprì soltanto una delle due posizioni che servono. Mi aprì la posizione all’agenzia delle entrate e non quella all’Inps.

Per tutti quelli che stanno pensando di aprire la p. IVA, ricordatevi che sono due le posizioni in cui dobbiamo figurare: agenzia delle entrate e Inps, in maniera tale da pagare i contributi in entrambe le casse.

Entro un paio d’anni, l’Inps si accorse che c’era qualcosa che non quadrava. Dal momento che non c’era una posizione intestata a me all’Inps, non figuravo semplicemente come qualcuno che era in ritardo con i versamenti, ma figuravo come un evasore totale e nessuno stato, Italia compresa, è comprensiva con gli evasori totali.

Dopo solo un paio d’anni dall’apertura della p. IVA, sono indebitato per più di €30.000 con l’inps. Indebitato per anni. Tutto per un fax che il commercialista si era dimenticato di mandare.

Perché è un mio errore

Ma perché questo all’interno della mia storia lo descrivo come uno dei miei più grandi errori? Tutto sommato sembra un colpo di sfortuna. L’errore non l’ho fatto io, l’ha fatto il commercialista. Ero un ragazzo giovane, ho chiesto a un commercialista di aprirmi la p. IVA e ho beccato l’imbecille. È sfortuna. Quindi perché sarebbe colpa mia?

Perché alla fine, la responsabilità ultima di sapere cose così importante sul mio futuro, di sapere in quali acque navigo come professionista e di essere consapevole di quello che può avere un impatto così grosso sul mio futuro, di chi è? È mia e di nessun altro. E il potere di arrecarmi un danno così grosso messo in mano al primo imbecille che passa per la strada chi gliel’ha dato? Sempre io per colpa della mia ignoranza in materia.

Se ne avessi saputo di più, potevo semplicemente dire che mancava l’iscrizione all’Inps e il problema si sarebbe risolto subito. Invece non ne sapevo nulla, non ho potuto controllare ed è successo quello che è successo.

Tutte le attenuanti del caso (giovane, sfortunato, ecc…), che importanza hanno sul lungo periodo quando ti ritrovi indebitato per tutti quei soldi e per tutti quegli anni? Assolutamente zero. Quindi quello è stato semplicemente un mio colossale errore.

L’errore

L’errore in realtà non è stato non controllare il commercialista o non essere stato preparato abbastanza sul lavoro di un altro. Il vero errore profondo è stato quello di non rendermi conto che quando tu sei un freelance, tutto quello che ti succede è responsabilità tua.

Se tu in questo momento stai pensando di diventare un freelance, è buona cosa rendersene subito conto. In questo sistema non esiste l’ignoranza, non ci sono giustificazioni, non è mai colpa di nessun altro. Se succede qualcosa di spiacevole è stata colpa nostra da qualche parte.

Se ci pensi questa è l’essenza stessa del freelancing, che è la difficoltà estrema ed è anche l’estrema soddisfazione, ed è che tutto quello che avremo domani dipende completamente da quello che facciamo oggi. Se facciamo una serie di cavolate, domani le paghiamo. Se facciamo una serie di grandi cose, domani ne raccoglieremo i frutti.

L’errore che feci io a 23 anni era non rendermi conto esattamente che le regole del gioco sono queste.

Come evitare questo errore

Il segnale per evitare questo problema è il senso di controllo. Se tu in questo momento hai la sensazione che da qualche parte nella tua carriera c’è qualche cosa che non ti è completamente chiara, fermati e analizza. Finché non ti senti completamente sicuro di aver compreso il meccanismo non ti muovere, prenditi tutto il tempo che ti serve, fai tutte le domande che servono, contatta più persone possibili finché non raggiungi la consapevolezza di essere in controllo della situazione.

Secondo errore

Questo avvenne pochi mesi dopo il primo, tempismo perfetto! Avevo appena finito di studiare e, come tutti i freelance che incominciano, di base ero un mono cliente. Il 90% del mio fatturato veniva da un unico cliente con il quale però non c’erano degli accordi specifici nella gestione dei pagamenti. Ogni tanto mi pagavano a consuntivo, ogni tanto con un mensile e ogni tanto vedevano un po’ come andava la faccenda. Io ovviamente di questa cosa non mi curavo… un genio!

Dopo un po’ di tempo mi rendo conto però che certi pagamenti mancavano e alcuni erano parziali. Insomma, mi guardo indietro e all’appello mancavano €25.000.

Non faccio in tempo ad andare a porre la questione al cliente, che questi mi comunicano semplicemente che sono falliti. Le persone con il quale avevo un rapporto quotidiano, di punto in bianco mi dicono che la società è fallita e non mi possono più pagare.

Lo sai che cosa può fare un freelance di fronte a una società che fallisce? Un bel niente! Specialmente se tu sei con freelance o un fornitore esterno e non un dipendente, ci sono chance altissime che non vedrai una lira del tuo debito. Se vuoi approfondire l’argomento, ne ho parlato ne “La grande illusione dei contratti”.

Pochi mesi prima un debito da €30.000 con l’Inps e adesso un bel ammontare di pagamenti mancati di €25.000. Dopo solo 3 anni di p. IVA ero già a € -55.000.

L’errore

L’errore qui è comune fra molti i freelance, ed è stato quello di non trattare con l’adeguata serietà i pagamenti. In realtà questo è un problema che ha una radice più profonda, che è quello di non trattare con un’adeguata serietà il nostro lavoro. Questo è un peccato capitale che quasi tutti i freelance, almeno una volta, hanno commesso.

Quante fatture arretrate abbiamo in questo momento? Quanto tolleriamo il fatto che un cliente gestisca i termini di pagamento un po’ come gli fa comodo a lui? Quanto ci irritiamo se una fattura di acconto non arriva e ci viene chiesto di cominciare a lavorare fin da subito?

Tutta questa mancanza di serietà non parte dal cliente, parte in primo luogo da noi. Siamo noi i primi che non ci trattiamo e non pretendiamo di essere trattati con un determinato standard. I clienti molto spesso non sono cattivi, si adeguano semplicemente allo standard con il quale tu tratti te stesso. Se vedono che tu sei flessibile sui termini di pagamento, non si pongono il problema, si adeguano. Se invece tu sei lì, con le dovute cortesie, a ricordare che una fattura è scaduta il giorno stesso, il senso di serietà che trasmetti e che verrà corrisposto dal cliente è un altro.

Siamo noi i primi che dobbiamo stabilire un determinato standard professionale e aspettarci di essere trattati e di trattare noi stessi secondo quello standard.

Come evitare questo errore

Per evitare questo errore vai a controllare quanti pagamenti hai in arretrato. Quante fatture hai rimaste insolute oltre al termine di scadenza? Quanto è normale che succeda questo? Quanto lo accetti? Quanto è normale per te emettere una fattura di acconto pre partenze del lavoro e partire comunque anche prima del saldo?

Se vedi che sotto tutti questi aspetti c’è una mala gestione allora attenzione, c’è in primo luogo un problema sulla gestione dei pagamenti che può portare a casini epocali come quello che è successo a me. Probabilmente però si cela un problema più profondo, che è la serietà con la quale tu vedi e tratti la tua professione.

Come mai sono ancora qui?

Solo dopo 3 anni di p. IVA mi ritrovo a € -55.000 più o meno, allora come è possibile che sono ancora qui? Che cos’è che mi ha portato a resistere e a riuscire poi a raggiungere il mio posto al sole come freelance a distanza di anni?

Mi piacerebbe moltissimo alzarmi su un piedistallo e dire quanto sono stato bravo ed eroico, ma la verità è che sarebbero soltanto un grande ammasso di balle. Il fatto che io sia qui adesso non è veramente per merito mio. Sono qui semplicemente perché non c’erano alternative.

Un freelance non può fallire

Da un punto di vista strettamente giuridico, una p. IVA non può fallire. Le società di capitali possono fallire, il mio cliente, quello che è fallito, era una società di capitale, e poteva fallire e ripartire con una nuova p. IVA il giorno dopo.

Un freelance questo non può farlo, perché è responsabile come persona fisica dei propri debiti. Sono io, Dario Albini, che sono responsabile dei debiti che la p. IVA intestata a Dario Albini contrae. Il che vuol dire che se la mia società si indebita, sono io come persona fisica che devo corrispondere. Il che vuol dire che non posso fallire. Ti puoi indebitare all’infinito, ma non è che tu possa fallire come individuo e ripartire da zero con un altro nome.

L’unica soluzione

Ho cercato quindi di analizzare la situazione per vedere quali opzioni avevo e mi sono reso conto che non ne avevo tante. Quei debiti li dovevo pagare punto e basta. Naturalmente ho anche messo sul tavolo l’opzione di andare a fare il dipendente in un’azienda e dire addio a tutte queste menate, alla p. IVA e ai commercialisti. Allora com’è che sono ancora qui e sono sempre stato un freelance?

Nell’analisi di tutti gli oggetti sul tavolo mi sono posto un paio di domande: sarei disposto a cambiare lo stile di vita che ho come freelance con qualcos’altro? No. Sarei disposto a rinunciare alle opportunità che un freelance ha per i rischi che corre? No. Sarei disposto a rinunciare al potenziale di libertà e di potere sul mio tempo che posso ottenere con la libera professione, per annullare i problemi che posso incontrare se le cose vanno storte? No. Qual è la soluzione migliore che ho per poter uscire fin da subito da una situazione così incasinata? Cavarmela da solo, tenere il mio destino fra le mani e fare libero professionista.

Ho scelto di continuare a fare il freelance semplicemente per mancanza di alternative. Era semplicemente la soluzione migliore sul tavolo.

In più dall’altro lato, guardando il problema in positivo, tutto quello che poteva succedermi nell’arco di 3 anni mi era già successo. Cosa poteva andare peggio? Ho investito la bellezza di €55.000 in formazione, sarebbe un peccato sprecarli. Quindi ho continuato. Tutto qui.

Terzo errore

L’ultimo errore in confronto ai primi due, è addirittura banale, ed è l’aver fatto troppo e da solo. La verità però è che la letalità di questo errore è proprio qui, nel fatto che non gli daresti due lire.

I primi due errori che mi sono capitati sono degli eventi fortunatamente molto rari, invece questo è molto più diffuso e molto più comune.

La perdita della lucidità

L’errore nel fare tutto da soli sta nella perdita di una cosa sottile ma essenziale, che è la lucidità nelle scelte. Non avere lucidità significa spendere una quantità enorme di sforzo per ottenere estremamente poco. Avere lucidità è esattamente il contrario, significa usare il minimo sforzo per ottenere enormi risultati.

La cosa veramente subdola del fare tanto e fare da soli è il fatto che è esattamente il contraltare alle grandi paure che ha un freelance, quella di alzarsi una mattina, accendere il computer e non avere niente da fare. 

Quindi per un freelance essere oberato di lavoro è un segnale positivo, vuol dire che sta facendo, vuol dire che è molto lontano dalla situazione che sotto sotto sta temendo. In più se fai tutto da solo minimizzi i costi e massimizzi i profitti, non devi pagare nessun altro se non te stesso.

Peccato che sia una cavolata ed è la cavolata che ho fatto io per anni in risposta ai primi due problemi.

L’errore

In seguito al mio indebitamento clamoroso, mi sono rimboccato le maniche e ho tirato dritto per la mia strada. Ho lavorato, lavorato e lavorato duro. Soltanto che l’ho fatto a costo della lucidità. Mi sono costruito da solo una situazione professionale che non era altro che un enorme stagno in cui io facevo un sacco di sforzi ma a professionale non crescevo.

A quanti freelance succede la stessa cosa? Si lavora come dei matti, si fa tutto quanto da solo e alla fine si perde la lucidità. Enormi sforzi e avanzamento nullo. E attenzione, avere dei momenti in cui si lavora come dei pazzi è normale e fa parte del gioco, ma la differenza è che deve essere una scelta lucida, una scelta che fa parte di una strategia. Non deve certo essere questo lo standard.

Come evitare questo errore

Se per noi è normale da settimane, mesi o anni di lavorare come dei tori, senza dei momenti liberi e poter avere lucidità sulle nostre scelte, allora c’è un problema.

Se ogni volta che incominciano a lavorare abbiamo la sensazione che ci sia una pioggia di compiti e noi siamo soltanto in modalità reattiva perché non abbiamo il tempo per pensare e dobbiamo fare e basta, allora c’è un problema ed è un problema strutturale. C’è il rischio che si passino decenni in questa situazione di fatica ingiustificata, di insoddisfazione e di spreco del potenziale che abbiamo.

Questo è un errore che ho commesso per anni, però ad un certo punto me ne sono accorto e ho incominciato a delegare, ad assemblare dei team, a creare delle reti di collaboratori e ad avere addirittura un assistente personale chi mi aiuta nelle parti operative. Da quel momento letteralmente la mia carriera, la mia qualità di vita e la qualità del lavoro che riesco a fare e dei risultati che riesco a portare a casa, è esplosa.

Bisogna però fare prima passaggio un po’ spaventoso, ed è rendersi conto che nel momento in cui si incomincia a delegare, si guadagna di meno, perché la stessa quantità di denaro va spartita con i fornitori. In realtà però quello non è altro che un trampolino per guadagnare molto di più in futuro. Quindi, nel momento in cui hai stabilito e creato una strategia ben fatta, non aver paura ad avere una flessione sul fatturato, perché stai incominciando a scaricarti di operatività. Questo è il passaggio che serve poi per esplodere.

Conclusioni

Spero quindi che nel raccontarti questi miei grandi errori tu possa evitare di commetterli a tua volta.

E come sempre, sapendo che tutti gli errori che commettiamo sono le cose migliori che ci possono succedere come crescita, andiamo a conquistare il mondo!

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Dario Albini

Dario Albini è un Direttore Creativo e il primo Mentore Pirata per Freelance. È specializzato nell’approccio strategico alla comunicazione. Mettendo design e marketing al servizio della strategia d’impresa. È fondatore di AtaImpact una premiata agenzia di comunicazione, The Freelancer's Island il primo coworking per creativi d’Italia ed è stato presidente dell’Associazione Illustratori Italiana. Ha lavorato per alcuni tra i maggiori brand al mondo ed è stato relatore in alcuni tra i maggiori eventi europei di settore. Ora condivide tutta la sua conoscenza per aiutare tutti i freelance, a raggiungere un successo professionale epico. Così da diventare esseri umani più liberi, appagati e felici.

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