Come espandere il tuo portfolio senza far danni al tuo brand

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Ti sei mai chiesto se fosse il caso di aggiungere un altro stile al tuo portfolio?

Il problema di aggiungere uno stile al portfolio, è il problema più antico che un creativo possa affrontare. Capita a tutti quanti nel corso e propria carriera. I pensieri che si creano nella nostra testa a un certo punto sono due:

  • Il primo ti ricorda che tu non hai soltanto il tuo stile principale ma anche altri stili che ti vengono bene, che fanno parte di te e per la quale ci potrebbe anche essere del mercato. Per cui l’idea potrebbe essere che d’ora in poi vai a proporre sia il tuo stile principale, lo stile A, ma anche lo stile B. In questo modo potresti riuscire a raggiungere più clienti, aumentare il tuo fatturato e avere più visibilità.

  • Il secondo pensiero è invece un ammonimento che viene dal passato. Viene da tutti gli esperti che ci hanno preceduto e che ci hanno sempre urlato a gran voce che a un portfolio deve corrispondere un solo stile.

Quindi da un lato il creativo non vuole rinunciare a questo stile perché è una parte di se stesso, ma dall’altro c’è quel tarlo nella testa che dice che forse, se i grandi del passato ci hanno fatto questa raccomandazione, qualche ragione ci sarà.

Bene se questo è un problema che hai affrontato sei in ottima compagnia. Non soltanto tutti i creativi ci sono passati, non soltanto è un problema comune a qualsiasi freelance, ma è un problema comune a qualsiasi brand sul mercato.

Al Ries

Non temere però, perché per risolvere questo antico dilemma ci viene in aiuto il buon vecchio Al Ries.

Al Ries è un guru del marketing e autore dei libri “le 22 leggi immutabili del marketing” e “le 22 leggi immutabili del brand”, ed è proprio da questo libro che arriva il consiglio per risolvere questo annoso problema dell’espansione del brand.

La prima legge immutabile del branding

La risposta deriva dalla prima legge immutabile del branding, che è la legge dell’espansione e dice: “il potere di un brand è inversamente proporzionale al suo scopo”. Un brand più e stretto nello scopo, più è specifico e più forte diventa. Il che significa che sul lungo periodo l’espansione ne diminuirà il potere e ne indebolirà l’immagine.

La ragione profonda deriva da come siamo costruiti noi esseri umani da un punto di vista cognitivo. La nostra mente può ricordare un solo concetto legato a un nome, ed è qui il cuore della faccenda. Perché l’essenza stessa del branding è quello di dominare una parola nella mente delle persone, ed questo è il fine ultimo di un brand.

La risposta quindi alla domanda se aggiungere uno stile al tuo portfolio è molto semplice: non farlo!

I brand più potenti

Se ci pensiamo un attimo, i brand più potenti di tutti sono quelli che sono riusciti ad a dominare una singola parola del vocabolario. Ovverosia quando si chiama il nome della marca per indicare l’oggetto di uso comune.

Facciamo degli esempi per capire meglio:

  • Scottecs = carta assorbente;

  • Scotch = nastri adesivi;

  • Jeep = fuoristrada.

Questi tre brand sono potentissimi perché sono arrivati a dominare una singola parola nella mente delle persone.

La cosa interessante è che questo concetto si applica a tutti quanti. Prendiamo per esempio i personal brand, cosa ti viene in mente se vi dico Muhammad Ali, Bob Marley, Piero Angela, Pelè, Michael Jordan?

Adesso immagina se il famoso sportivo di turno, a un certo punto si mettesse a fare le pubblicità di articoli per la casa. Il problema non è tanto il fatto che vada a fare le pubblicità, è il fatto che il consumatore avverte che c’è una forzatura sul brand. Se il famoso sportivo andasse a fare la pubblicità delle scarpette da calcio è un discorso, se invece va a fare la pubblicità di un moccio, il fastidio si avverte.

Arte e brand

Prendiamo il mondo dell’arte, tutti i grandi artisti sono legati a un solo stile. Pensiamo a Picasso, ha avuto il periodo Rosa, il periodo Blu e il periodo Cubista, per noi però Picasso verrà sempre associato solo al periodo Cubista. Per il mercato è la stessa cosa.

Oppure prendiamo Kandinsky, se pensiamo a lui ci risulta inevitabile pensare all’astrattismo.

Questo vale non soltanto per le arti visive e per la pittura, pensiamo anche al cinema per esempio. Wes Anderson è quello stile, è il proprietario di quello stile. Se Wes Anderson si mettesse a fare i blockbuster di Hollywood con le esplosioni, o un film neorealista Bosniaco, non sarebbe più lui.

Vedendo questi ultimi esempi ci rendiamo conto anche di un’altra cosa importantissima del branding ed è il fatto che si tratta di dominare anche delle parole che non hanno una parola nel vocabolario.

Lo stile di Picasso o lo stile di Wes Anderson sono estremamente riconoscibili, ma nel vocabolario non c’è la parola stile di Wes Anderson o Picasso.

In questo caso l’autore è diventato così potente da essere il suo nome a diventare il riferimento per quello stile. Questo è esattamente l’apoteosi del branding.

Il fine ultimo di un creativo

Seguendo questo ragionamento arriviamo al fine ultimo, l’aspettativa più alta, di qualunque autore di contenuti, che sia artista, regista o creativo di qualsiasi genere, che è quello di avere uno stile che deriva dalla sorgente stessa del suo essere. Quello che fai sei tu!

Questa è l’ambizione massima e più alta di qualsiasi autore. E se ci pensi l’effetto sul mercato è quello di avere un produttore assolutamente unico e assolutamente coerente perché è sempre se stesso.

Come espandere il porfolio senza far danni

Senza però dover diventare i Picasso del nostro mercato, se sei un autore e senti di aver due stili e due opportunità a cui non vuoi rinunciare, cosa puoi fare?

La nostra adorata legge dell’espansione non dice che dobbiamo rinunciare assolutamente a nulla. Ci mette soltanto in guardia su quello che succede se andiamo a infrangerla.

Se tu per caso hai uno stile a cui non vuoi rinunciare, oppure se hai un servizio che senti tuo ma che esula dal tuo core e vuoi portarlo comunque sul mercato perché ci credi, non c’è nessun problema, semplicemente crei un secondo brand.

Non farti ingannare se per caso non fai un secondo brand e ci sono comunque dei buoni risultati di vendite, perché il ragionamento brand o non brand è un ragionamento lungo periodo contro breve periodo. Sul breve periodo ci possono essere dei riscontri, ma se infrangi la legge dell’espansione e inizi a fare cose che non c’entrano niente con il tuo brand, quello che stai facendo è di annacquare la tua unicità sul mercato.

Conclusioni

Spero di averti dato uno strumento che ti aiuti a risolvere, qualora ti accadesse, questo problema struggente dell’espansione del tuo portfolio. Ma specialmente spero che ti possa essere utile nel procedere della tua carriera.

E come sempre, freelance più stilosi che mai, andiamo conquistare il mondo!

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2. Pensare

 

Scotch = nastro adesivo; Frisbee = disco volante; e tanti altri. Ma pensiamo anche a delle persone fisiche che sono riuscite ad associarsi ad una parola specifica, come Michael Jordan (basketball), Greta Thunberg (ambiente), Pelè (calcio), Picasso (cubismo), Pollock (macchie), e così via. Se tutti questi fossero usciti dalle loro aree di competenza per esplorare nuovi stili, non sarebbero diventati quello che sono. Per non parlare poi di quei personaggi che sono così unici e innovativi da essere diventati loro stessi la parola di riferimento. Un esempio, Tim Burton, il suo stile è così particolare e unico che il suo nome è diventato riferimento stesso del suo stile. Quello che fa è la sua essenza, che è un po’ l’obiettivo ultimo di qualunque creativo, quello di avere uno stile che deriva dal tuo essere

 Se Burton avesse deciso di utilizzare anche altri stili probabilmente non avrebbe avuto lo stesso successo. Conclusioni Questi erano esempi di geni che sono diventati maestri assoluti di uno specifico stile, ma per persone come noi? Non devi per forza diventare il Michelangelo del tuo campo. Quindi cosa puoi fare se senti di voler produrre qualcosa di diverso dal solito e per cui capisci che potrebbe anche avere un mercato? La soluzione è una e una soltanto… Devi creare un altro brand. Perché se decidete di aggiungere cose che non c’entrano con il tuo brand state solo andando a indebolire la vostra unicità nel mercato. E se perdete quella cosa che vi rende unici perché un cliente dovrebbe scegliere voi?

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Dario Albini

Dario Albini è un Direttore Creativo e il primo Mentore Pirata per Freelance. È specializzato nell’approccio strategico alla comunicazione. Mettendo design e marketing al servizio della strategia d’impresa. È fondatore di AtaImpact una premiata agenzia di comunicazione, The Freelancer's Island il primo coworking per creativi d’Italia ed è stato presidente dell’Associazione Illustratori Italiana. Ha lavorato per alcuni tra i maggiori brand al mondo ed è stato relatore in alcuni tra i maggiori eventi europei di settore. Ora condivide tutta la sua conoscenza per aiutare tutti i freelance, a raggiungere un successo professionale epico. Così da diventare esseri umani più liberi, appagati e felici.

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