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Abbiamo sempre avuto questa concezione per cui il lavoro fisso era la sicurezza e il freelancing invece l’incertezza.
Tutti quelli che erano dipendenti, avevano trovato la stabilità, mentre i libri professionisti avevano scelto la precarietà. Ma la domanda è: è davvero così? E se anche fosse davvero più incerto il mestiere del freelance, è davvero una cosa negativa?
Ho deciso di raccontarti perché penso che non sia così, perché in realtà, in un mondo che cambia velocemente come il nostro, scegliere di fare libero professionista è la scelta paradossalmente più sicura.
Ti racconto anche perché vivere quotidianamente una certa dose di incertezza è la strategia migliore che si possa avere, e come la vecchia mentalità del dipendente che si cura soltanto delle piccole cose che lo riguardano, sia probabilmente la miglior scorciatoia per il disastro.
Infine ci vediamo anche due strategie da mettere in uso fin da subito, per rispondere ai tempi di difficoltà ed incertezza che si stanno affacciando al nostro orizzonte.
Cosa vuol dire essere freelance
Quando dico che tutti quanti dovrebbero essere dei freelance, non intendo ovviamente che tutti quanti dovrebbero aprire la partita IVA, perché non credo che essere freelance significa avere un certo tipo di inquadramento fiscale. Non penso neanche che essere freelance significa semplicemente aver scelto una certa modalità di lavoro rispetto a un’altra. Penso che essere freelance sia qualcosa di più grande.
Penso che essere un freelance sia in primo luogo un modo di concepire una filosofia di approccio al lavoro e alla vita stessa. Vuol dire cercare di coltivare il più possibile la propria indipendenza di pensiero, di giudizio e di azione. Significa libertà di costruirsi l’ecosistema che si desidera con una struttura minima e con il maggior grado di autonomia. Essere un freelance vuol dire essere proattivi alle cose, non smettere mai di pensare e di interrogarsi sulle corse, essere il più possibile consapevoli di se stessi e dell’ecosistema in cui si vive.
In una frase soltanto, essere freelance significa assumersi la responsabilità del proprio destino.
L’incertezza come antidoto
Se c’è una cosa che il freelance conosce bene è l’incertezza. Questa cosa però è negativa soltanto apparentemente.
In realtà il confronto quotidiano con l’incertezza è un antidoto. Esattamente come l’antidoto non è altro che un’esposizione prolungata in piccole dosi a un veleno, l’incertezza per un freelance è esattamente la stessa cosa.
Un freelance ha deciso di scompattare l’incertezza generale dell’esistenza in tante piccole pillole che assume quotidianamente. E assumine una oggi e assumine una domani, un freelance ha sviluppato pian pianino gli anticorpi alle tossine dell’incertezza.
La cosa migliore che possiamo fare nel cercare la solidità, è esporsi quotidianamente ai problemi, perché questa piccola esposizione quotidiana e controllata, sviluppa una risposta in noi stessi che ci rende più forti, che ci fa migliorare e che ci rende più atti alla sopravvivenza e all’evoluzione.
La mentalità da impiegato
Chi ha la mentalità da impiegato invece è colui che si occupa soltanto delle quattro cose che lo riguardano, completamente inconsapevole di quello che gli gira attorno. Non ha idea se la sua azienda vada bene, se il mercato in cui è funziona, come sta per cambiare la sua professione, non lo sa e non gli interessa.
Lui è tranquillo, sicuro e senza nessuna preoccupazione, perché tanto lui esegue e a fine mese i soldi arrivano comunque.
L’illusione di sicurezza
Questa sensazione di sicurezza però è soltanto un’illusione, perché la verità è che l’azienda che contiene i dipendenti, altro non è che un grande freelance strutturato.
Le sfide che l’azienda deve affrontare per la sopravvivenza e per la prosperità, sono esattamente le stesse che affronta un freelance. Le aziende lo fanno semplicemente con un grado di complessità superiore e con dei tempi più dilatati e questo ci dà l’impressione che ci sia una solidità maggiore, ma in realtà le sfide sono esattamente le stesse.
Se le aziende non si evolvono, esattamente come il freelance, sono destinate al fallimento. E cosa succede a tutti quelli che erano contenuti dentro questa azienda nel momento in cui fallisce? Si ritrovano in mezzo al mare all’improvviso, senza sapere cosa fare o come orientarsi.
È su questa base che dico che tutti quanti al giorno d’oggi dovrebbero essere freelance.
Il dipendente con la mentalità da freelance
Essere freelance è dunque alla portata di tutti, non soltanto i liberi professionisti, ma i dipendenti stessi.
Avere la mentalità da freelance per un dipendente significa vivere la propria carriera appoggiati a delle grandi balene, ma senza abbandonare neanche per un momento l’autonomia di pensiero. Essere freelance significano non smettere di pensare.
Abbandonare questo tipo di proattività verso se stessi e verso la propria carriera, in un mondo in cui il mercato del lavoro cambia così velocemente, significa guidare a fari spenti nella notte, come dice Battisti, con una bandana nera sugli occhi!
Come essere freelance
La prima strategia pratica da applicare fin da subito in tempi di incertezza è aumentare il più possibile il livello di consapevolezza che abbiamo di noi stessi e verso il nostro ecosistema. In che modo? Tramite tre semplici domande:
- Chi sei tu?
Devi fare un’analisi di te stesso cercano di capire quelli che sono i tuoi punti di forza e le debolezze, quali sono i tuoi obiettivi di lungo periodo e specialmente qual è il tuo piano B se le cose dovessero mettersi male. - Chi sono i tuoi clienti?
Devi spostare lo stesso interrogativo ai tuoi clienti o alla tua azienda. Chi sono i tuoi clienti? Chi è la nostra azienda? Quali sono i suoi punti di forza? e le debolezze? Dove sta andando all’interno del mercato? Come si comporterà rispetto ai cambiamenti che vediamo arrivare? Dove sta andando? Cosa succede se le cose si mettessero male? - Chi è il tuo mercato?
È lo stesso interrogativo a un grado più ampio ancora. È l’ecosistema di mercato in cui noi viviamo, il segmento di mercato su cui operi. Dove sta andando? Quali sono i suoi punti di forza? Qual è la sua traiettoria di lungo periodo? Ci sono dei lavori che scompaiono e ci sto di lavori che nascono. Ci sono opportunità e problemi che si creano costantemente. Il tuo segmento in che direzione sta andando?
Ponendoci regolarmente queste domande aumentiamo a dismisura la consapevolezza della nostra situazione. Come dice Darwin, l’organismo che sopravvive e che prospera all’evoluzione non è quello più forte e neanche quello più intelligente, è quello più adatto al cambiamento.
Essere pronti al cambiamento è una competenza culturale che dobbiamo sviluppare, in che modo? Ponendosi queste domande, aumentando il livello di consapevolezza. La consapevolezza è la base per poter essere pronti a cambiare.
2. La diversificazione di prossimità
La diversificazione è la risposta che i mercati finanziari hanno trovato come soluzione alla costante esposizione al rischio.
Per minimizzare al massimo i rischi di un investimento quello che si deve fare è diversificare. Il concetto è di non mettere tutte le uova della stessa bacinella, perché se quella cade con tutte le uova dentro non ci rimane neanche un uovo.
Quello che dobbiamo fare noi quindi è una diversificazione prossima, cioè diversificare all’interno di quello che è il nostro nocciolo di competenze. In questo modo, nel momento in cui uno o più ambiti dovessero avere dei problemi, ci sono tutti gli altri a sostenerlo.
Il principio è molto semplice, bisogna avere più sorgenti d’acqua a cui potersi abbeverare, perché se per caso una sorgente per un cataclisma dovesse asciugarsi, abbiamo tutte le altre. Non è il singolo cataclisma che ci mette in ginocchio, ma ce ne voglio tanti per poterci veramente mettere in difficoltà.
Conclusioni
Spero di averti dato due strategie potenti da poter mettere in pratica fin da subito per far fronte, non soltanto a dei problemi contingenti che si possono verificare ora, ma anche renderti sempre più immune e sempre più forte rispetto all’incertezza.
Applicando queste due strategie non soltanto sarai in grado di essere pronto a fare le scelte giuste quando dei grandi cambiamenti si verificheranno nel tuo ecosistema, ma anche a cogliere le opportunità che inevitabilmente arrivano con i grandi rischi e con i grandi sconvolgimenti.
Spero inoltre di averti dato degli strumenti per prosperare indipendentemente dalle difficoltà che potrai incontrare lungo la tua strada.
Allora come sempre, andiamo a conquistare il mondo!